– Saturnino Gasparini –
Alla luce delle conoscenze attuali, la cheratosi attinica ed il carcinoma squamoso rappresentano fasi differenti di un continuum patologico dovuto ad una proliferazione maligna di cheratinociti. La cheratosi attinica ed il carcinoma squamoso condividono, infatti, aspetti clinici, istologici e molecolari e sono in realtà considerate come due fasi di un unico spettro, che inizia con il fotodanno, evolve verso la cheratosi attinica ed infine verso il carcinoma squamoso invasivo.
Pertanto, la cheratosi attinica, un tempo definita come precancerosi, oggi viene considerata a tutti gli effetti come un carcinoma in situ che insorge su un’area di cute fotodanneggiata, geneticamente alterata, nota come campo di cancerizzazione.
Sebbene gran parte delle singole cheratosi attiniche non divenga un carcinoma invasivo, almeno l’80% dei carcinomi squamosi invasivi origina da una cheratosi attinica. Di qui l’importanza di una diagnosi e di una gestione corrette per prevenire la possibile evoluzione.
La diagnosi precoce della cheratosi attinica e delle sue fasi di progressione, nonché quella del carcinoma squamoso invasivo sono facilitate dall'uso della dermatoscopia. Questa metodica, rispetto alla semplice osservazione ad occhio nudo, oltre ad incrementare la correttezza diagnostica nei confronti dello spettro del carcinoma squamoso, consente anche di guidare la scelta dell’approccio terapeutico ed il monitoraggio del trattamento. Un aspetto, questo ultimo, non trascurabile alla luce dei diversi trattamenti topici farmacologici e di quelli fisici oggi a disposizione del dermatologo.