– Vincenzo De Giorgi –
La difficoltà diagnostica nelle lesioni pigmentate può essere amplificata anche da particolari regioni anatomiche come la regione genitale dove l’errore o il ritardo diagnostico è estremamente frequente.
Circa nel 18% delle donne che afferiscono ad un ambulatorio specialistico di patologia vulvare è possibile riscontrare una o più aree ipercromiche che interessano la mucosa, la semimucosa o la cute della vulva. Anche a livello della mucosa orale troviamo circa il 10 % dei pazienti presentano lesioni pigmentate. Il pigmento responsabile di tali alterazioni è generalmente la melanina, ma talvolta anche l’accumulo di altri pigmenti, soprattutto l’emoglobina in lesioni di natura vascolare, può essere in causa nel determinare aree ipercromiche diffuse e/o lesioni circoscritte. Le problematiche di carattere diagnostico differenziale clinico fra lesioni pigmentate benigne e maligne, con la conseguente necessità di una gestione terapeutica appropriata limitando al minimo le escissioni non necessarie senza correre il rischio di falsi negativi diagnostici rendono tale capitolo di particolare interesse per lo specialista. In senso stretto, costituiscono il capitolo delle lesioni pigmentate mucosali quelle neoformazioni ipercromiche singole o multiple, di origine melanocitaria o non melanocitaria, che si presentano come lesioni circoscritte ben differenziabili nei confronti della mucosa sana poiché di colorazione più marcata, spesso rilevate sul piano mucosale, a limiti netti, conseguenti a fenomeni di natura proliferativo-neoplastica.
Il ruolo della dermoscopia è diventato fondamentale per una gestione corretta di tali lesioni anche se non pigmentate. In questi casi l’analisi della morfologia dei vasi e delle strutture vascolari in generale risulta determinante.